Platone - Vita e Opere

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JeanPaulLevesque
view post Posted on 22/2/2007, 14:37




PLATONE - (427-347 a.C.)



Vita

Nato nel 427 ad Atene, Platone era di nobile famiglia, imparentata con Crizia e con discendenze da Solone. Il suo vero nome sarebbe stato Aristocle, poi mutato, secondo Diogene Laerzio, in Platone (spalle larghe) da un maestro di ginnastica. Dopo aver iniziato a scrivere tragedie, Platone si rivolse alla filosofia eraclitea, divenendo discepolo di Cratilo; intorno al 408, però, avvenne l'incontro decisivo con Socrate, che Platone seguì fino alla morte (399).

In seguito alla diaspora dei socratici avvenuta dopo la morte del maestro, Platone si rifugiò prima a Megara, per poi viaggiare nel Mediterraneo per scopi filosofici: nel 388, infatti, si recò a Taranto, retta dal pitagorico Archita, con cui strinse amicizia e che lo iniziò alle dottrine mistiche del pitagorismo.

Nella città magnogreca Platone conobbe Dione, parente del tiranno di Siracusa Dionigi, con cui entrò in stretti rapporti d'amicizia. Dione lo portò con sé a Siracusa, dove l'incontro con Dionigi il Vacchio sfociò in un'aperta antipatia da parte di entrambi: pare addirittura che il tiranno lo vendesse come schiavo ad Egina, donde fu riscattato dal discepolo Anniceride di Cirene.

Tornato ad Atene, Platone vi fondò una sua scuola, che dal nome del colle dove sorse prese il nome di Acccademia: da qui, dopo vent'anni d'insegnamento, il filosofo fu invitato a Siracusa da Dionigi II, che chiedeva di diventare suo discepolo. Platone acconsentì a tornare in Sicilia per aiutare il giovane sovrano a riformare lo Stato, ma la seconda esperienza siciliana non ebbe successo: Dione fu esiliato e Platone rimase quasi prigioniero fino al 365.

Nel 361 Platone tornò in Magna Grecia per difendere l'amico Dione, rischiando di finire ucciso e venendo salvato da Archita, che gli permise di tornare in patria. Ad Atene Platone rimase fino alla morte, avvenuta nel 347, mentre finiva di stendere la sua ultima opera, le Leggi.



Opere

Di Platone ci sono giunte tutte le opere, in numero di 36, divise in 9 tetralogie, ossia gruppi di 4, dal grammatico ed astrologo Trasillo, nell'edizione pubblicata durante il regno di Tiberio (14-37 d.C.). Molti dialoghi presentano ognuno un doppio titolo, che riporta innanzitutto al personaggio ispiratore della discussione ed in secondo luogo all'argomento del dialogo:



1.

- Eutifrone o sulla santità: dialogo tra Socrate e l'indovino che dà il titolo all'opera. Concerne la definizione di santità e si immagina tenuto davanti al tribunale dove Socrate sta per essere processato.

- Apologia di Socrate: non è un dialogo, ma un discorso giudiziario che intende riprodurre liberamente la difesa di Socrate al suo processo nel 399, con una puntuale confutazione delle accuse rivoltegli ed una difesa appassionata della missione del filosofo.

- Critone o sulla legge: in carcere, Critone cerca di convincere Socrate a fuggire; il filosofo rifiuta adducendo che la fuga significherebbe sì salvarsi da un'ingiustizia, ma facendone un'altra e così tradendo le leggi.

- Fedone o sull'anima: rappresenta le ultime ore di Socrate, che discute con i discepoli dell'immortalità dell'anima e si congeda da loro bevendo serenamente la cicuta.

2.

- Cratilo o sull'origine delle parole: discussione tra Socrate e l'eracliteo Cratilo (primo maestro di Platone) sul rapporto tra segno (parola) e significato, che riproduce, secondo il filosofo, il rapporto tra idee e cose.

- Teeteto o sulla conoscenza: Socrate ed il matematico Teeteto discutono della conoscenza e dei gradi progressivi di essa, che conducono al Sommo Bene.

- Sofista, Politico: vi compare Socrate, ma protagonista è un imprecisato straniero, che dibatte sull'essenza del sofista e dell'uomo di Stato.

3.

- Parmenide o sull'Essere: è il dialogo più complesso di Platone, impostato su una revisione della teoria delle idee basata sul rapporto tra Uno e molteplice già impostato dal filosofo di Elea.

- Filebo o sul piacere: si discute se sia migliore il piacere o la ragione, giungendo alla conclusione che il massimo bene sia una regolazione razionale del piacere.

- Simposio o sull'amore: uno dei dialoghi più belli e noti del filosofo ateniese, che riproduce una discussione in casa del poeta tragico Agatone. In 7 discorsi di argomento e difficoltà ascendenti, i convitati giungono a definire l'amore, che Socrate delinea come ascensione alla bellezza.

- Fedro o su amore e retorica: ideale prosecuzione del dialogo precedente, è un dialogo tra Socrate ed il giovane Fedro, che discutono dell'amore secondo il noto mito della biga alata, per poi accostarlo alla retorica.

4.

- Alcibiade I: dialogo sul bello e sulla virtù tra il giovane politico ateniese e il maestro Socrate.

- Alcibiade II: è oggi ritenuto spurio.

- Ipparco; Rivali: dialoghi spuri.

5.

- Teage: spurio.

- Carmide o sulla bellezza; Lachete o sul coraggio; Liside o sull'amicizia: riproducono il metodo socratico della ricerca di definizione di un concetto mediante esempi e discussioni dialettiche, traendo spunto da un personaggio portatore di una determinata virtù.

6.

- Eutidemo o protrettico sulla filosofia: critica alla retorica fuorviante dei sofisti, cui si contrappone la filosofia come vera ricerca della verità.

- Protagora o sull'insegnabilità della virtù: confronto tra Protagora e Socrate, che discutono sulla virtù come valore insegnabile (secondo la pretesa dei sofisti) commentando l'Encomio a Scopas di Simonide di Ceo.

- Gorgia o sulla retorica: Socrate si confronta con Gorgia, che sostiene il potere della retorica come arte del convincere indipendentemente dalla verità, spalleggiato dal discepolo Callicle, che ne trae la teoria della superiorità del più forte. Di contro, Socrate difende la filosofia come ricerca di verità e di giustizia interiore.

- Menone o sulla virtù: dialogo sulla conoscenza come anamnesi.

7.

- Ippia maggiore: dibattito sul bello tra Socrate ed il poliedrico sofista che dà il titolo alla discussione.

- Ippia minore o sul male involontario: continua la discussione sul bello e sul migliore, dove l'ironia socratica ritiene migliore del bello Achille il brutto Odisseo, in quanto opera il male volontariamente.

- Ione o sulla poesia: Socrate e il rapsodo Ione parlano della poesia, che è vista come "divina follia" e non è, quindi, frutto di tecnica.

- Menesseno: epitafio parodico per i caduti della guerra del Peloponneso che Socrate recita al giovane Menesseno riportandolo come sentito da Aspasia, concubina di Pericle.

8.

- Clitofonte o sulla pedagogia: intitolato ad un giovane, è oggi concordemente ritenuto spurio.

- Repubblica: ampio dialogo in 10 libri: nel libro I si ha una sorta di dialogo d'introduzione sulla giustizia, forse concepita come dialogo a sé intitolato Trasimaco; viene poi delineata la costruzione della città ideale (II-IV). Nei libri V-VII si analizzano le figure dei guardiani e dei re-filosofi, per poi passare a delineare (VIII-IX) le degenerazioni dello Stato ideale. Il libro X, infine, contiene una netta condanna dell'arte ed il mito di Er, sulla reincarnazione ed il libero arbitrio.

- Timeo o sul cosmo: ampia cosmogonia ed antropologia mistico-pitagorica esposta da Timeo di Locri, figura di dubbia consistenza storica.

- Crizia o su Atlantide: prosecuzione del dialogo precedente, espone il mito della città perfetta e della sua degenerazione con il racconto della favolosa Atlantide. Il dialogo è, comunque, incompiuto.

9.

- Minosse: dialogo spurio.

- Leggi: ultima opera di Platone, è un dialogo in 12 libri tra tre vecchi, in cui per la prima volta non compare affatto Socrate: i tre discutono innanzitutto sull'educazione (I-III), per poi passare all'analisi delle leggi umane (IV-IX) ed infine, nei libri X-XII, delle leggi religiose.

- Epinomide: dialogo sulla teologia astrale, probabilmente opera del discepolo di Platone, Filippo di Opunte, che stese materialmente il testo delle Leggi dettatogli dal maestro.

- Lettere: In numero di 13, si ritiene concordemente che tra esse siano autentiche solo le lettere VII-VIII, vere e proprie autobiografie e manifesti delle intenzioni di Platone nelle due esperienze siciliane. Questo il contenuto complessivo della raccolta: I-III, XIII. A Dionigi di Siracusa; IV. A Dione; V. A Perdicca di Macedonia; VI. Ad Ermia, Erasto, Corisco; VII-VIII. Ai familiari ed amici di Dione; IX, XII. Ad Archita di Taranto; X. Ad Aristodoro; XI. A Laodamante.

A queste nove tetralogie vanno aggiunti altri due gruppi di opere tramandate sotto il nome di Platone:



1. Opere spurie: comprendono una serie di dialoghi già dagli antichi rigettati come non platonici: Sul giusto, Sulla virtù, Sisifo, Assioco, Erissia, Alcione, Demodoco. Ugualmente spurie sono le Definizioni, un elenco di circa duecento termini filosofici, religiosi e morali, forse risalenti all'insegnamento scolastico dell'Accademia.

2. Epigrammi: si tratta di 31 epigrammi attribuiti a Platone dall'Antologia Palatina. Alcune di queste brevi composizioni presentano nomi e situazioni tratte dai dialoghi, spesso con una grande bellezza poetica e stilistica. Resta però aperta la questione dell'effettiva paternità platonica.





Considerazioni

a) L'ordine cronologico dei dialoghi

La datazione degli scritti platonici è inficiata dall'ordine in cui sono giunti nelle tetralogie di Trasillo. Si è pensato che essi vadano visti come sviluppo organico di un sistema filosofico già definito, secondo una prospettiva operante in passato anche nella valutazione delle opere aristoteliche: tale ipotesi, però, va scartata in favore dell'ipotesi per cui essi vadano organizzati in base ad uno "sviluppo interno" (Del Corno), secondo cui Platone, partito da un'adesione al metodo maieutico ed ironico di Socrate, abbia poi man mano elaborato, con ripensamenti, aggiunte, revisioni, il proprio originale pensiero (Landucci).

A questo tipo di approccio va poi unito quello linguistico e formalistico: sapendo per certo, dai dati antichi, che le Leggi sono l'ultima opera di Platone, gli studiosi hanno utilizzato questo dialogo come metro di paragone per stabilire un'evoluzione stilistica e strutturale dello stile di Platone.

Ambedue i metodi sembrano concordare nel porre, quindi, la seguente successione "relativa" (non avendo a disposizione date certe):



I. Dialoghi socratici o "aporetici": Apologia, Critone, Lachete, Eutifrone, Carmie, Liside, Ione, Protagora, Ippia minore, Gorgia.

II. Dialoghi della maturità: Menone, Menesseno, Cratilo, Eutidemo, Simposio, Fedone, Repubblica, Fedro.

III. Dialoghi di "revisione" della teoria delle idee: Parmenide, Teeteto-Sofista-Politico (uniti dai rinvii interni tra l'uno e l'altro dialogo), Timeo-Crizia (uniti dai rinvii consueti), Leggi, Lettere VII-VIII.





b) L'arte di Platone come scrittore

Tralasciando volutamente un'analisi della filosofia di Platone e dei problemi che essa pone, va posto l'accento sulla sua grandezza di scrittore e sull'importanza dei suoi dialoghi nella letteratura posteriore, sia greca e latina, sebbene sia stato osservato che delineare la fortuna di Platone significherebbe ricostruire una storia del pensiero e della civiltà occidentale (Whitehead). Tale immensità della fortuna di Platone è emblematicamente riassumibile nel posto d'onore che ad esso dedica Raffaello nel suo celebre affresco vaticano della Scuola d'Atene, ponendolo al centro insieme ad Aristotele.

L'attitudine creativa di Platone è visibile nella stessa scelta di esporre le proprie dottrine nella forma dialogica che, non tradendo il rifiuto socratico della scrittura, riproduce il travaglio del discorso filosofico, inteso come costante ricerca, ed esalta la psicologia dei personaggi. Su tutti eccelle Socrate, simbolo ed allo stesso tempo persona reale, con i suoi caratteristici tratti di Sileno - a noi noti a busti antichi -, la sua ironia e la raffinata conduzione dell'interlocutore a conclusioni elevatissime.

L'ambientazione, inoltre, è da Platone curata nei minimi dettagli, spesso raggiungendo vette di alta poesia, come nella celebre descrizione campestre dell'Ilisso e del platano sotto il quale è ambientato il Fedro.

Notevole è anche l'evoluzione della struttura del dialogo che, partendo dal semplice "botta e risposta" socratico dei primi dialoghi, si evolve in una raffinata costruzione "a cornice", come nel Simposio, dove un discepolo di Socrate riferisce il racconto di Aristodemo, che a sua volta riporta la discussione tenutasi al banchetto di Agatone: si giunge, così, a una complessa struttura che riporta tre livelli di dialogo e tiene conto, anche a livello stilistico, dell'importanza della discussione. Negli ultimi dialoghi, infine, la struttura dialogica viene sostituita da una sorta di monologo interiore, vero simbolo del travaglio di revisione della teoria delle idee: è il caso soprattutto dell'ampia costruzione cosmologica del Timeo e del remoto mito di Atlantide.

Infine, Platone eccelle anche come narratore di miti: queste celebri "parabole" assumono la duplice funzione di stemperare l'eccessiva tensione intellettuale con un racconto e di essere una ricapitolazione simbolica e contenutistica, con immagini lampanti, della teoria fino ad allora ricercata: è dunque notevole il fascino di miti notissimi come quello della biga alata (Fedro), della nascita di Eros (Simposio) e del destino ultraterreno delle anime (Repubblica).

Antonio D'Andria
 
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racroenevat
view post Posted on 23/1/2010, 09:28




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vodyecope
view post Posted on 24/9/2011, 06:50




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2 replies since 22/2/2007, 14:37   19464 views
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